mercoledì 12 dicembre 2012

VOGLIO L'ERBA VOGLIO (inserire una virgola)

SOUNDTRACK OF THE DAY

Sleep the clock around - Belle and Sebastian
I qualunquisti - Zen Circus
La moda del lento - Baustelle


ORE 7:42 (BAR)
--Hey boss, hai visto che giorno è oggi? Il 12 12 12!!! E' proprio vero, la fine si avvicina.
--Mmmmmh. See, see. Cappuccio e croissant, thanks.

ORE 7:54 (BENZINAIO)
--Ciao Luca, hai visto che giorno è oggi? Il 12 12 12!!! E' proprio vero, la fine si avvicina.
--Già. 20 euro, nel frattempo.

ORE 8:04 (AL LAVORO)
--Capo, hai visto che giorno è oggi? Il 12 12 12!!! E' proprio vero, la fine si avvicina.
--Così pare. Nel frattempo (segue lista infinita di compiti)

ORE 10:35 (TELEFONATA CON UN FORNITORE)
--Buongiorno, ha visto che giorno è oggi? Il 12 12 12!!! E' proprio vero, la fine si avvicina.
--Mh-mh. Dicevamo dei pagamenti...

Niente da fare, la gente è così abituata a dare i numeri che quando ne legge uno solo va in confusione.

Al lavoro è il delirio: di solito in questo periodo non mi dispiace troppo invecchiare in ufficio, non fosse altro per i fornitori che si prodigano nel corrompermi con vino agende e altro vino: purtroppo con la situazione attuale i regalucci son divenuti una chimera, mannaggia. Ho tolto le pile all'orologio, così ogni volta vedo le lancette fisse sulle 16:57 e penso "dai un piccolo sforzo e me ne vò". Anni fa, nel mio trip islandese, mi han fotografato durante la pennica in strada, non avrei mai pensato però di scoprire la mia mente comportarsi così: parole dette in automatico al telefono, ordini compilati al pc, schede varie archiviate –e il cervello in standby a inseguire aurore boreali e un amore che ancora non conosco.


Sto sviluppando una sorta di allergia, mi esce ogni volta che le feste si avvicinano. Sbadigli, puntini rossi tra il pollice e l'indice, occhiaie che mi pesano pur non vedendole allo specchio. Tutti quei preparativi obbligatori per capodanno, i regali, il sorriso stampato da joker, i "come stai" intrisi di benevolenza incontrando dei pocopiùcheconoscenti per strada, le entrate in discoteca da 200 euro ("ma c'è anche il panettone eh!")... allergia. Sì, proprio così. Alla gente. Enrico Ruggeri dice di essere allergico agli imbecilli, se non ricordo male. Per molto tempo ho pensato di svilupparmi così anche io, finché ho scoperto che in quel modo stavo diventando allergico a me stesso, la situazione è imbarazzante. Sono allergico ai luoghi comuni. smile
Per il resto tutto bene, la Zooey ogni volta che apro la porta scappa per poi girarsi a dire miaomiaomiao con tanto di bacino, è ammmore ne son sempre più convinto.
Poi la adoro nel vederla sfoggiare i suoi 1830 grammi con eleganza ogni volta che la gente dice "ma è piccolina" come se non mangiasse, l'ultima volta han provato con superbia a presentarle un gattone pesante quasi il triplo e questo è stato il risultato:



Fiero di lei, nessun dubbio.
Il resto? smile Alla Holden ho conosciuto (sto conoscendo) un paio di persone interessanti, oro colato in un periodo sociale un po' così così. Una poi scrive in un modo wow, tipo da invidia, poi va beh io al solito mi innamoro subito dei particolari quindi non sono obiettivo smile
Il libro prosegue alla grande, nel senso che è finito ma con l'editing è un po' come se stesse diventando qualcosa di diverso: il protagonista, River, a ogni nuova stesura mi si alcolizza, povero ragazzo ahahah. Scappa scappa, soprattutto da sé, ben sapendo che la paura non ha fissa dimora.
Ah già, l'amour: ho come l'impressione che un prossimo eventuale appuntamento finisca così:


Ho bisogno di una vacanzaaaaaa-ah (o anche solo di qualcuno che mi faccia compagnia per vedere la mostra di Dracula alla Triennale, da solo ho paura ahahah).

Fine dei deliri. Amen.

domenica 3 giugno 2012

BUSCO-ME E NAO ME ENCONTRO.

SOUNDTRACK OF THE DAY
Padania – Afterhours
California queen – Wolfmother
Vera - Verdena


Non sono più così convinto dell'esistenza di un amore impossibile.
Lo vedo ovunque, l'amore, anche in dettagli che mai avrei immaginato –nella maglia coi cerchi disegnati, sul cancello ridipinto di una casa col giardino, tra i gommini dei gatti, nella colla tra le unghie mentre si strappa l'etichetta di un vino corposo.
Ho finito scuola: il diploma non l'ho nemmeno guardato, giusto un'occhiata a controllare se il nome era corretto. Dev'esser da qualche parte, boh, forse nel cassetto della scrivania. Ho una montagna di appunti che forse un giorno rileggerò, non sono fondamentali quanto i gesti e le parole della gente che ha condiviso l'esperienza con me.
Credo di essere migliorato molto, a forza di sentire professori con le loro convinzioni sul bello stile e colleghi che difendevano la loro mediocrità, così ciechi e sordi da scambiarla per bravura incompresa. Quante risate mi sono fatto sentendo giustificazioni e quanto mi rendevano fiero i loro sussurrati "non lo capisco. Scrive e capisce solo lui".
Prima di iniziare, per anni, ho inteso quella scuola come un punto di arrivo, lo scoprire a che livello ero confrontandomi con altre persone che dello scrivere si facevano araldi. Ora so, il che mi fa tornare indietro di quasi vent'anni quando ero convinto di conoscere le cose: ora so, dicevo, che sapere e amare sono i due verbi più indefiniti nel vocabolario.
Ho imparato a ridere. Addirittura mi hanno fotografato e guardandomi sto superando l'iniziale istinto di bruciarle dicendo "quello è il mio gemello scemo". Dovrò abituarmici, a volte sono l'amico immaginario di me stesso. E quel tizio, spesso, ride.
Verso la fine della scuola mi son preso una settimana di tregua, destinazione Lisboa. Anni fa, quando l'ho salutata distratto, non avevo concluso un discorso, così ho scarpinato un pomeriggio fino alla casa di Pessoa cercando di capire che effetto mi avrebbe lasciato. Nel frattempo (era il 2001) sono successe più cose di quante ne possa ricordare e temevo che rivedendolo non avrei provato alcunché. Un po' come quando rivedi una fidanzata e non provi nulla e quasi ti senti a disagio per l'aridità del cuore, nostro pulsante capro espiatorio. Ora vedo l'amore, prima non lo consideravo se non nella sua tragicità. Certo l'essermi accettato costa fatica e non ho ancora raggiunto l'obiettivo, comunque sto bene. Tempo fa quel genio di Aldo Nove ha scritto L'amore osceno, una sorta di autobiografia di un tizio che nella sua vita disagiata non fa altro che ricercare la purezza nella miseria. Per me quella è una poesia di cento pagine. Trovare l'emozione non è difficile, mantenerla sì.
Uno dei protagonisti del mio libro è, anche se non lo ammetterà mai, imbranato. Persino nei sogni riesce a farsi picchiare, a volte neppure lì è l'attore principale. Eppure nella sua mediocrità è riuscito a farmi capire che non sempre lo scontro frontale coi proprio demoni risulta la cosa migliore, mi ha insegnato una sorta di diplomazia. Così, immergendomi nel buio, ho compreso che con un pizzico di malizia anche i demoni del passato si possono tenere a bada. Ogni tanto graffiano e se sono solo li lascio riaffiorare per bersi un thé o rollare un joint, prima di ricacciarli nel limbo. Se tornano il giorno successivo, non li ascolto oppure mangio un Lindor. Magari in futuro diventeremo amici.
C'è così tanto amore intorno; resto ancora dubbioso se prendere un pezzo per me o meno, non vorrei dissolvere tutta l'immagine strappandone un tassello.
Ma che importano le conseguenze, finirò col prenderlo lo stesso!
La bambina di Miss Little Sunshine alla fine del concorso si mette a ballare in modo inappropriato e la presidentessadiplastica della giuria interviene per fermare lo scempio: si avvicina al padre della ballerina sputando la sua borghesia come fosse Verità, al punto di urlare "che cosa sta facendo sua figlia!". Lui guarda il ballo –una sorta di strip-- con vergogna, guarda la vecchia, riguarda la figlia e si accorge finalmente della gioia che la pervade, per la prima volta la vede davvero felice e viva. E nella felicità altrui, essendo contagiosa, ci si rispecchia. La vecchia continua a fissarlo e lui, con amore, risponde "Vuol sapere cosa sta facendo mia figlia? Fa quel che cazzo le pare".
Finché sarò in grado di ballare sgraziato e felice fregandomene delle malelingue, l'amore mi sorriderà. E anch'io, di riflesso.
Questo almeno è ciò che sostiene il mio gemello immaginario. 
Basta rimanere lucidi e ricordare cosa si voleva, una volta che la si sta per ottenere.